Qualche tempo fa vi parlai del pendolino quale strumento di divinazione. Oggi parliamo di un altro strumento adatto a questo scopo, che affonda le sue radici molto indietro nei secoli: parliamo dei tarocchi. Originari dell'Asia, le prime testimonianze europee di queste carte risale al medioevo. Non solo, pare che la struttura oggi conosciuta sia una creazione italiana e il più antico mazzo ad oggi conosciuto è del nostro Paese e risale alla metà del XV secolo. Le 78 lame, così vengono anche definite le carte, possono essere suddivise in un gruppo di 22 carte illustrate con figure simboliche (i Trionfi, successivamente Arcani Maggiori dagli esoteristi), fortemente ispirate all'iconografia cristiana, e un gruppo di 56 carte (gli Arcani minori) suddivisi in 4 “semi”, diverse a seconda del Paese in cui sono adottate (ad esempio, le carte “napoletane” hanno coppe, denari, bastoni e spade, le carte “francesi” picche, cuori, quadri e fiori). Ogni seme degli Arcani minori include quattro figure (fante, cavallo, regina e re) e dieci carte numerate. Da fonti storiche si è appreso che i due gruppi di carte non sono nati insieme: in realtà gli Arcani Minori sarebbero stati concepiti circa 40 anni prima rispetto ai Trionfi, che quindi sono stati aggiunti solo successivamente. Pochi sanno anche che in origine i tarocchi erano considerati esclusivamente delle carte da gioco; dobbiamo arrivare al '700 perché essi vengano considerati come strumento di divinazione.
Non ci sono state trasmesse regole certe sul gioco dei tarocchi. Sembra fosse un gioco molto simile alla briscola, quindi riposta alla giocata con lo stesso seme e con le figure che battono i numeri (non c'è la regola dell'asso e del 3 che solitamente si trova nella versione moderna), con vincitore chi otteneva più punti. In molte città italiane è ancora in uso il gioco dei tarocchi. Ogni città, da nord a sud, ha i suoi tarocchi tradizionali, come quelli siciliani, bolognesi o piemontesi.
Perché ai tarocchi venga associata una connotazione esoterica ed ermetica è necessario arrivare al Settecento, epoca dell'Illuminismo, soprattutto in relazione alla loro origine (sul quale sono più le leggende che i fatti reali). La tradizione esoterica li vuole creati dal dio Thot nell'Antico Egitto; altre tradizioni, non meno conosciute, le collegano invece alla Cabala ebraica motivandole con il fatto che il mazzo è composto da 22 carte esattamente come l'alfabeto ebraico. Una variante delle loro origini li riconduce invece a uno strumento di divinazione cinese molto antico, vecchio circa di 3000 anni, conosciuto come I Ching. Curiosamente, viene fatto risalire all'America Centrale del 1300 un mazzo di carte, definito Taotl e diviso in quattro semi, recanti le raffigurazioni di diverse divinità Azteche. Nella prima metà del 1900, tale Oswald Wirth riassunse in un manuale i criteri di interpretazione da utilizzare nella lettura delle carte, libro ancora oggi stampato ed utilizzato da quello che prende il nome di Ordine Cabalistico della Rosa-Croce (cui lo stesso Wirth faceva parte). Ma egli si spinse anche oltre, disegnando egli stesso 22 Arcani Cabbalistici. I cartomanti furono subito affascinati dalla simbologia legata ai tarocchi, cui attribuirono significati diversi legati sia alle raffigurazioni, che al loro nome, che alla numerologia associata a ciascuna carta. In pratica gli utilizzatori dei Tarocchi sono passati a costruire un rigido codice interpretativo allo scopo di poter utilizzare queste carte per vedere passato, presente e futuro. Ma la cosa non è così semplice e banale. Lo studioso Berti, nel libro “Storia della Divinazione”, parla di tre categorie di questa arte esoterica: artificiale (basata, ad esempio, sull'uso di carte o conchiglie), naturale (con l'osservazione di elementi naturali come stelle e fenomeni atmosferici) e occasionale (legate ad eventi casuali, come le superstizioni legati ai gatti neri, che però vengono interpretati come fossero segni divinatori). Si capisce bene come possa essere difficile poter avere un'interpretazione quanto più vicina possibile ad un concetto di realtà visto che di fatto le regole potrebbero essere tante quante i metodi.
Dal XIX secolo in poi, comunque, l'interesse per i tarocchi è aumentato, per un motivo o per un altro, a dismisura. Moltissimi artisti famosi hanno reinterpretato queste misteriose carte, parliamo di nomi come Renato Guttuso o Salvador Dalì, solo per fare un esempio. In provincia di Bologna, a Riola, è presente anche un Museo dei Tarocchi.
Per ora ci fermiamo qui, ma nella seconda parte troverete la descrizione dei diversi Arcani Maggiori. Se avete qualcosa da aggiungere sappiate che la mia curiosità non è mai sazia!
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