Skip to main content

Dolce....dolce.....come la liquirizia!


Qualche giorno fa ho avuto l'occasione di bere un'ottima tisana, di quelle che si ottengono mettendo in infusione piante diverse. Nella miscela che ho chiesto c'era, fra le altre, anche una pianta che mi ha riportato indietro negli anni, all'adolescenza vissuta in un posto famoso proprio a causa di questa pianta. Sto parlando della liquirizia (Glycyrrhiza glabra), una pianta erbacea perenne, che può raggiungere anche il metro e mezzo di altezza, con fiori piccoli e di un colore azzurro-violaceo. Il suo nome sembra derivi da due parole di origine greca: glucos (dolce) e riza (radice). Famosa per il suo utilizzo sia in campo dolciario che in campo medico, pochi sanno che appartiene alla famiglia della Fabaceae, anche come Leguminose, ovvero la stessa famiglia di fagioli, piselli e di tutti quei legumi che normalmente utilizziamo in cucina. Il genere cui appartiene la liquirizia conta 18 specie di piante perenni, tutte con fioritura nel periodo estivo, tipiche delle regioni eurasiatiche, australiane e americane. La G. glabra è quella più utilizzata e trova le sue origini nel sud-ovest asiatico e nel bacino del Mediterraneo, dove cresce anche in maniera spontanea. Si tratta di una pianta molto robusta e resistente al gelo, con radici che si estendono nel terreno (con predilezione di quelli argillosi e calcarei) anche fino a due metri. È proprio la radice ad essere usata, tradizionalmente raccolta nel periodo autunnale e lasciata essiccare.

La liquirizia compare molto presto nella storia dell'Uomo. Alcuni testi ci raccontano di come venisse utilizzata già 5000 anni fa e veniva tenuta molto in considerazione, anche scopo terapeutico, nell'antico Egitto, in Assiria, in Cina e in Grecia (sembra che Ippocrate fosse solito consigliarlo come rimedio per la tosse). Nelle regioni interne del continente europeo fu però introdotta molto tardi, circa nel XV secolo, ad opera dei frati domenicani.
La liquirizia viene utilizzata per scopi diversi, che, come dicevamo, vanno dall'alimentazione alla medicina. In campo medico, la tradizione popolare ascrive alla radice di liquirizia diverse proprietà farmacologiche: digestiva, antinfiammatoria, depurativa, diuretica e protettiva della mucosa. Le foglie, non essiccate, avrebbero invece proprietà cicatrizzanti, antibatteriche e antinfiammatorie. Il principio attivo più importante della liquirizia, costituente circa il 20% delle sostanze estratte dalle radici, è noto come glicirrizina, molecola ad azione antinfiammatoria (insieme ai flavonoidi) e antivirale (1). In caso di infezioni alimentari la liquirizia, grazie alla sua attività antibatterica, mentre le proprietà emolienti la rendono utile nei confronti di tosse e asma.
Sono allo studio nuove terapie condotte utilizzando questo principio attivo per ulcera, malattie croniche del fegato e a scopo protettivo nei confronti di malattie autoimmuni. Ma la glicirrizina è anche un dolcificante naturale, con un potere circa 100 volte superiore a quella del comune zucchero; per questo la liquirizia trova largo impiego in cucina per la preparazione di dolci e tisane.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Nonostante i molti benefici apportati dall'assunzione di liquirizia, è comunque opportuno assumerla solo in maniera saltuaria e con bassi dosaggi. Il motivo di ciò è legato al fatto che la glicirrizina ha anche effetti che possiamo definire collaterali in caso di sovradosaggio sull'equilibrio dei sali minerali, provocando ritenzione idrica, ipertensione e mal di testa. È quindi opportuna una certa moderazione nell'assunzione di liquirizia (il rischio proviene soprattutto dai dolci) da parte di soggetti predisposti, ad esempio, nei confronti dell'ipertensione, ma anche da parte di diabetici, e donne in gravidanza o allattamento.
In commercio la radice può essere trovata sotto forme diverse: bastoncini da masticare (soprattutto quelle parti delle radici più sottili), in piccoli pezzi per decotti e tisane, in confetti preparati con estratto di liquirizia pura, ridotta in polvere e in succo (estratto nero) come dolcificante e correttivo del sapore nell'industria farmaceutica. L'estratto di liquirizia è diffuso soprattutto in Calabria, la quale può vantare una tradizione centenaria nella lavorazione di questa pianta: il 70% della liquirizia prodotta in Italia proviene da questa regione. L'azienda più antica al riguardo è la Amarelli di Rossano Calabro (CS), città in cui sono cresciuto e per questo, all'inizio della nostra chiacchierata, vi dicevo che la liquirizia riportava la mia mente all'adolescenza, quando dalle finestre del mio liceo era possibile, quando si trovava sottovento, inebriarsi con il dolce odore dell'estratto di liquirizia.

CURIOSITA'. La liquirizia viene utilizzata come additivo per le sigarette, insieme al cacao, per aggiungere aroma e per mantenere il tabacco umido e farlo bruciare meglio. Viene anche utilizzata per aromatizzare e dare colore alla birra.

Comments

Popular posts from this blog

Cercare un ago in un pagliaio

Oggi, per lavoro, stavo cercando di capire alcuni dati ottenuti in un esperimento. A prima vista trovarsi di fronte centinaia di lettere che rappresentano una sequenza di basi del DNA, i mattoni costituenti il nostro codice genetico, sullo schermo del PC mette come minimo ansia. Se poi pensate che quelle che devono essere cercate sono singole variazioni (tipo una lettera/base in una sequenza di centinaia) può risultare effettivamente tedioso. Allora, nel parlare con dei colleghi ho affermato che era come cercare un ago in un pagliaio. Nel tornare a casa mi è rivenuto in mente questo episodio e mi sono domandato da dove venisse tale espressione (il viaggio in treno fa brutti scherzi devo dire!).

La pietra che brilla nel buio: la fluorite

Andandomi a rifornire al mio solito negozio di pietre e minerali, un pezzo della vasta collezione che sempre vi è presente ha attirato particolarmente la mia attenzione. A incuriosirmi è stata la sua splendida colorazione: un verde che ricordava i colori che spesso si vedono nelle foto presenti sulle pagine del National Geographic e fatte in splendidi mari esotici. La targhetta riportava il nome: “Fluorite”. Inutile dire che l'ho acquistata e arrivato a casa ho cercato di informarmi di più su questo minerale. E ora ne parliamo un po' insieme! La fluorite (o fluorina o spatofluore), come minerale, è tutt'altro che raro, anzi è decisamente molto comune. Si tratta di un composto costituito da fluoro e

Esperimenti culinari: lo yogurt (2)

Produrre lo yogurt in casa è decisamente semplice. Potete aiutarvi con le yogurtiere presenti in commercio oppure, come me, con metodi molto più casalinghi. Partiamo dalle fasi preliminari. Bisogna reperire un contenitore per alimenti (meglio se opaco) con capacità idonea, in questo caso 1 litro. È necessario poi provvedere all'incubazione dei fermenti (ovvero la fase in cui i fermenti sono attivi e operano la scissione del lattosio) e a questo scopo serve qualcosa (forno o lampadina) che permetta di avere una temperatura media di 37-40°C. Il latte: ideale è quello fresco, in modo che sia poco trattato.