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Colori e tinture: breve storia della colorazione dei tessuti

Oggi stavo parlando di questo blog con un'amica e nel discorso mi ha fatto notare come un argomento interessante potesse essere l'utilizzo delle varie erbe di cui ho iniziato a trattare come tinture. Solleticato nella curiosità ho deciso di dare un'occhiata all'argomento e mi si è aperto davanti un mondo inaspettatamente ampio. La tintura è quel sistema che consente di dare o cambiare il colore di diversi tipi di materiali, dal legno alle fibre tessili, utilizzando delle soluzioni liquide di colore di origine vegetale (fiori, foglie, frutti, ecc), animale (come il guscio dei molluschi) o, attualmente, chimica.
Le diverse tecniche di tintura sono state messe a punto nel corso dell'intera storia dell'uomo, spesso parallelamente alle tecniche acquisite per la tessitura. Ma le applicazioni della tintura sono le più disparate, compreso il vezzo femminile (ma anche sempre più maschile negli ultimi anni) di colorare i propri capelli per rinvigorire quello originale o per dare un tocco...originale.
Da un punto di vista storico, gli albori delle tecniche tintorie sembrano risalire al neolitico (che inizia circa 8000 anni fa). Le tinture utilizzate sono di origine vegetale, utilizzando parti diverse delle piante, dalle foglie ai frutti. È naturale, quindi, che i colori utilizzati, e i tessuti colorati, fossero strettamente legati alla cultura e alle disponibilità locali. Ne è esempio l'utilizzo dell'hennè (un arbusto tipicamente della regione nord-africana e della zona orientale del bacino mediterraneo) da parte degli Egizi, unitamente all'abbondante allume (un solfato di potassio capace di rendere imputrescibili le sostanze organiche), utilizzato come mordente. Oppure in Cina, dove vennero messe a punto diverse (e perdute nel corso dei secoli) tecniche di colorazione della seta, loro mercato esclusivo per diversi secoli. In Mesopotamia, famosa per lo sfarzo e i colori brillanti delle vesti tipiche, vennero messe a punto alcune tecniche di colorazione delle fibre tessili, soprattutto della lana. Ma i tintori per eccellenza del passato furono i Fenici, cui si deve la scoperta dell'utilizzo di sostanze organiche divese per la tinteggiatura. È in questo momento che nasce la colorazione porpora delle vesti, utilizzando molluschi della famiglia murex, che sarà in futuro tanto ricercata da parte di diverse culture del bacino Mediterraneo. I Greci importarono in Italia queste tecniche di colorazione dei tessuti ma, come si addicce alla cultura italiana (passata, presente e, probabilmente, futura), nel sud Italia venne messa a punto una tecnica attraverso la quale, utilizzando un tipo di lichene insieme ai molluschi, si poteva abbassare il costo del colore porpora, decisamente esorbitante per l'epoca. I Romani fecero dei tintori una vera e propria categoria lavorativi, suddividendoli in base al tipo di colore utilizzato, se giallo, viola o porpora. Nel medioevo si arrivò addirittura alla costituizione di Corporazione apposite, trasformando di fatto i tintori da artigiani in professionisti, fra i quali erano quelli italiani i più apprezzati dell'epoca. In tempi più recenti, furono le tinture utilizzate dalle popolazioni Sudamericane, prodotte con prodotti vegetali tipici delle zone in cui abitavano, ad essere importate e largamente utilizzate anche in Europa. Ma nella seconda metà dell'800 si iniziò, a partire dall'utilizzo dell'anilina (un composto chimico aromatico scoperto nella prima metà dello stesso secolo) per la produzione del colore malva, a produrre i coloranti a partire da sostanze chimiche e all'inizio del 1900 i coloranti naturali non si utilizzavano praticamente più.
La mia curiosità in materia non è che si sia esaurita con queste righe: ho trovato alcune ricette per la preparazione dei coloranti utilizzando materiali vegetali. Li proverò e vi saprò dire. Nel frattempo aspetto vostri commenti in merito e, perchè no, ricette per la prepazione di tinture vegetali!

Comments

  1. Il mio primo tentativo saranno le foglie di betulla. Possono essere utilizzate sia secche che fresche, si ottengono chiaramente tonalità diverse. Le foglie vanno fatte bollire e successivamente il decotto si filtra. Per la fissazione del colore è necessario aggiungere anche dell'allume di potassio. Il risultato finale è una tinta gialla. So che anche la robbia è usatissima ma l'argomento va approfondito...quella riportata è la ricetta data da una rievocatrice ma bisogna vedere se le indicazioni sono complete...esperimenti in progress....nika

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