Immaginate di avere a disposizione un
sottomarino con cui poter esplorare il fondale marino dell'Oceano
Atlantico. Immaginate di poter esplorare una misteriosa montagna
sommersa che sembra sfidare le teorie della moderna geologia,
promettendo di svelare segreti non pensabili. Immaginate, ora, di
essere risucchiati attraverso un'apertura di questa montagna in un
luogo che neanche la più sfrenata fantasia potrebbe anche solo far
immaginare.
È ciò che accade a Perry Bergman, capo di una
importante organizzazione di ricerca oceanografica, e ai suoi
colleghi, che non avranno neanche il tempo di adattarsi a una realtà
estremamente fuori dall'ordinario che saranno catapultati in
un'avventura che li porterà a scoprire le vere origini dell'essere
umano.
Torna il mito della Terra Cava, dei
Mondi Sotterranei, così come è stata immaginata da moltissimi
autori di fantascienza di ogni epoca. Un libro diverso da quelli a
cui Robin Cook ci ha sempre abituato, dove non è la scienza medica a
trovarsi al centro dell'attenzione ma un romanzo che si potrebbe
accostare tranquillamente ai classici del genere. Cook immagina un
mondo vecchio di milioni di anni, culture vecchie di milioni di anni
in cui l'uomo come noi lo conosciamo occupa solo una frazione di
secondo della storia del nostro pianeta. È un romanzo che cresce in
maniera lenta e costante, problema dopo problema, scoperta dopo
scoperta, fino ad arrivare ad un crescendo nella parte finale che
porterà i personaggi del libro verso una consapevolezza diversa del
genere umano al quale appartengono. Un libro che consiglio di leggere
per tornare alla fantascienza che ci hanno fatto conoscere Verne o
Asimov, quella che non si allontana nel tempo e nello spazio rispetto
a noi ma che convive con noi, prendendo spunto dai sogni e dalle
paure dell'uomo.
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