Skip to main content

Salvia

Travaso periodico delle piante stasera: anche loro crescono e hanno bisogno dei loro spazi. Tra quelle che ho sul balcone sicuramente quella che da più soddisfazioni è la salvia, che cresce a vista d'occhio. Pochi sanno che quello della salvia è in realtà un genere che comprende diverse specie, sia annuali che perenni, comunque tutte appartanenti alla famiglia delle Lamiaceae, già incontrata in occasione del post sul rosmarino


Il nome salvia deriva dal latino, dove le parole salvus (sano) o salus (salute) indicano le documentate virtù curative associate dai romani alla pianta. Molti popoli antichi, infatti, la conoscevano e utilizzavano per diversi scopi e nel Medioevo era considerata un'erba capace di guarire ogni male (un'antica leggenda cristiana lega questa caratteristica al fatto che i suoi fiori furono usati come giaciglio di Gesù bambino durante il viaggio verso l'Egitto). La salvia comunemente utilizzata è la Salvia officinalis, pianta diffusa in tutti i paesi a clima mite e con fusto molto ramificato e dall'aspetto cespuglioso. Le foglie possiedono oli essenziali responsabili della caratteristica aroma. Prima particolarità della pianta: i fiori, riuniti nella parte terminale dello stelo (spicastri), primaverili e di colore violetto, sono ermafroditi, ovvero possiedono entrambe le caratteristiche maschili (detto androceo) e femminili (gineceo). Esistono però anche piante con fiori bianchi (S. officinalis albiflora, particolarmente indicata per l'uso in cucina) o rossi (S. officinalis purpurascens, particolarmente utilizzata per le sue proprietà terapeutiche).

COLTIVAZIONE. Facile da coltivare (vita media 4-5 anni), la salvia richiede una posizione ben illuminata (termofilia) e ben aerati (eliofilia). L'innafiatura richiede una certa accortezza: è una pianta che regge molto bene la siccità e soffre i ristagni di acqua nel terreno. Per questo motivo la salvia preferisce un terreno molto permeabile e drenante (sabbioso ad esempio). Come detto, la S. officinalis fiorisce in primavera e continua per tutta l'estate, mentre i semi sono maturi nel priodo agosto-settembre. Terminata la fioritura la pianta va potata in modo da stimolare l'apice vegetativo per una migliore ricrescita. La pianta può essere riprodotta sia per seme che per talea.

UTILIZZO. Della salvia possono essere raccolte sia le foglie (maggio-ottobre) o le sommità fiorali (inizio fioritura). Foglie e fiori si lasciano essiccare all'ombra e andrebbero conservate in sacchetti traspiranti (carta o tela). L'aroma tipica della salvia viene conferito dalla presenza di diversi oli essenziali, che inoltre sono responsabili delle proprietà curative caratteristiche della pianta. Fra esse, il tujone e cineolo (con proprietà antisettiche), l'acido carnosico (anti-ossidante e anti-infiammatorio) e i flavonoidi (antiossidanti). Grazie a questi principi attivi la salvia viene utilizzata come digestivo, ma anche contro infiammazione, bronchite, depressione e stanchezza. Ma, come il rosmarino, è controindicata in dosi elevate negli ipertesi. Molti dentifrici ad azione sbiancante contengono estratti di salvia e lo stesso risultato in tempi passati veniva ottenuto strofinando la parte superiore delle foglie direttamente sui denti. Da notare come altre specie di salvia, come la S. splendens, producano molecole con azione anti-infiammatoria biochimicamente simile a quella dell'aspirina.


CURIOSITA'. Le varie specie di salvia hanno gli usi più disparati, oltre all'uso in cucina o in campo fitoterapico. Ad esempio, la S. divinorum viene utilizzata come allucinogeno (contiene il salvinorin, considerato il più potente allucinogeno di origine naturale) mentre la S. splendens ha un forte uso ornamentale.
L'importanza nell'antichità della pianta, sacra agli dei, era testimoniata dall'elaborata cerimonia che segnava la raccolta: il rito prevedeva che gli officianti, vestiti di bianco e alla presenza del popolo, lavassero ripetutamente la mano destra (considerata impura) prima di raccogliere a mani nude foglie e fiori della pianta. Pare anche che Cleopatra si servisse di un infuso di salvia e altre spezie per sedurre gli uomini. È inoltre credenza comune che bruciare la salvia permette di rimuovere l’energia negativa e i suoi residui da ambienti chiusi, edifici e persone. È anche legata alla saggezza e alla memoria e in passato veniva utilizzata per lenire i sintomi delle emicranie croniche.
Nel linguaggio floreale ha il significato di salute, ma anche di virtù viste le innumerevoli doti.

Comments

Popular posts from this blog

Cercare un ago in un pagliaio

Oggi, per lavoro, stavo cercando di capire alcuni dati ottenuti in un esperimento. A prima vista trovarsi di fronte centinaia di lettere che rappresentano una sequenza di basi del DNA, i mattoni costituenti il nostro codice genetico, sullo schermo del PC mette come minimo ansia. Se poi pensate che quelle che devono essere cercate sono singole variazioni (tipo una lettera/base in una sequenza di centinaia) può risultare effettivamente tedioso. Allora, nel parlare con dei colleghi ho affermato che era come cercare un ago in un pagliaio. Nel tornare a casa mi è rivenuto in mente questo episodio e mi sono domandato da dove venisse tale espressione (il viaggio in treno fa brutti scherzi devo dire!).

La pietra che brilla nel buio: la fluorite

Andandomi a rifornire al mio solito negozio di pietre e minerali, un pezzo della vasta collezione che sempre vi è presente ha attirato particolarmente la mia attenzione. A incuriosirmi è stata la sua splendida colorazione: un verde che ricordava i colori che spesso si vedono nelle foto presenti sulle pagine del National Geographic e fatte in splendidi mari esotici. La targhetta riportava il nome: “Fluorite”. Inutile dire che l'ho acquistata e arrivato a casa ho cercato di informarmi di più su questo minerale. E ora ne parliamo un po' insieme! La fluorite (o fluorina o spatofluore), come minerale, è tutt'altro che raro, anzi è decisamente molto comune. Si tratta di un composto costituito da fluoro e

Esperimenti culinari: lo yogurt (2)

Produrre lo yogurt in casa è decisamente semplice. Potete aiutarvi con le yogurtiere presenti in commercio oppure, come me, con metodi molto più casalinghi. Partiamo dalle fasi preliminari. Bisogna reperire un contenitore per alimenti (meglio se opaco) con capacità idonea, in questo caso 1 litro. È necessario poi provvedere all'incubazione dei fermenti (ovvero la fase in cui i fermenti sono attivi e operano la scissione del lattosio) e a questo scopo serve qualcosa (forno o lampadina) che permetta di avere una temperatura media di 37-40°C. Il latte: ideale è quello fresco, in modo che sia poco trattato.