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Memoria (beato chi ce l'ha!)


A chi non è capitato di non ricordare una cosa? Vuoi per distrazione o per altro, spesso succede di dimenticare un evento, una ricorrenza, un dovere o altro. Si è sempre dibatutto moltissimo sulla memoria, sia da un punto di vista scientifico che filosofico. Allo stato attuale delle cose si sa molto e molto altro, probabilmente, se ne deve ancora sapere. Difficile anche da trattare come argomento viste le implicazioni in diverse aree dello scibile umano, ma non demordiamo e vediamo di provarci!

Iniziamo dal punto di vista scientifico. Neuroscienza e psicologia si riferiscono alla memoria come la capacità del cervello di conservare informazioni, la quale passa attraverso fasi diverse come: codifica (elaborazione degli stimoli ricevuti), riorganizzazione (creazione di strutture molecolari capaci di mantenerle in maniera permanente) e richiamo (rielaborazione degli stimoli ricevuti sulla base di sellecitazioni esterne ricevute). L'insieme di queste fasi costuisce il metodo di apprendimento per mezzo delle memoria da parte di un essere vivente (animali compresi). Esistono diversi tipi di memoria, almeno sulla base dei dati scientifici fin qui acquisiti. La memoria sensoriale si riferisce all'acquisizione, con intervalli di tempo di secondi o anche meno, di informazioni per mezzo dei sensi. È il caso del limone: noi ne ricordiamo attraverso la memoria il sapore acido una volta appreso e appena lo vediamo sentiamo il tipico gusto nella bocca anche senza averlo assaggiato. Esiste poi la memoria a breve termine, capace di immagazinare piccole quantità di informazioni per una durata di poche secondi. È un tipo di memoria attiva, che serve per avere subito a portata di mano le informazioni appena acquisite per poterle utilizzare all'istante (per questo viene chiamata anche memoria di lavoro). La memoria a lungo termine, invece, è quella che permette di immagazinare le informazioni per intervalli di tempo che vanno da pochi minuti a diversi anni (se non tutta la vita). È questo il caso di tutti quei ricordi che portiamo con noi per tutta la vita e che all'occorrenza possiamo riportare a galla per rispondere agli stimoli esterni.
Ma il concetto stesso di memoria ha da sempre attirato l'attenzione di filosofi e scienziati. Si pensi, ad esempio, all'antica Grecia: esistevano a quei tempi le figure degli mnemoni, persone che, in mancanza della scrittura, avevano il compito di ricordare e tramandare il passato. La loro importanza era tale da avere valore “giuridico”, come se ci si trovasse di fronte a documenti scritti o registrati. In epoche più recenti il ruolo dei mnemoni è stato preso dagli archivisti, che hanno la funzione di registrare (non memorizzare) e archiviare le informazioni che vengono loro sottoposte.
L'importanza della memoria è tale da personificarla in diverse culture sotto forma di divinità. In Grecia c'era la dea Mnemosine, madre delle più famose Muse, a rappresentarla. I Micenei la rappresentavano nel loro pantheon con la dea Mnasa. I Romani la personificavano in Iuno Moneta (ovvero Giunone che fa ricordare); curiosità: il termine moneta nasce proprio da questa rappresentazione divina della dea Giunone in quanto il tempio ad essa dedicato era sede della zecca della Roma repubblica.
Filosofi di ogni età si sono interessati alla memoria. Platone instaura una doppio legame fra conoscere e ricordare: in un mondo ultraterreno l'anima ha conosciuto la verità e quando passa al mondo tereno non fa altro che avvicinarsi ad essa attraverso ricordi che scaturiscono dalle esperienze e dall'interrogarsi su essi. Aristotele, invece, si riferisce ad esso come alla formazione di concetti elaborati dalla mente umana in merito a sensazioni o esperienze; in pratica il ricordo è il segno che lascia nella mente umana una determinato evento di qualsiasi natura. Nonostante questo avvicinamento di Aristotele al concetto moderno di memoria per secoli, a partire da Plotino, sarà la concezione di Platone ad essere quella più gettonata. Il concetto tornerà a piccoli passi verso la concezione di Aristotele e degli stoici attraverso un lento passaggio, che vede le riflessioni sull'argomento da parte di nomi come Hobbes o Leibniz. Oggi quasi tutti i filosofi si rifanno ad essa come ad una branca strettamente connessa con la medicina e, ancora di più, con la psicologia.
Spero di aver stimolato la vostra curiosità sull'argomento, che sono sicuro che vi tornerà in mente quando qualcuno vi farà notare che vi siete dimenticati di fargli gli auguri per il suo compleanno!

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