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Echi dal passato: l'eruzione del Krakatoa


È tarda mattinata. Un contadino, come tanti altri, sta mettendo a posto gli attrezzi dopo aver lavorato durante la mattina si avvia verso casa per consumare il suo pranzo. È domenica, ma la terra esige sempre le sue attenzione, che sia giorno di festa o meno. Mentre cammina, vede con la coda dell'occhio il pennacchio di fumo che sale dalla montagna, ma ormai ci ha fatto l'abitudine: sono settimane che il gigante si è svegliato dal sonno che durava ormai da un paio di secoli. Sua moglie è più preoccupata di lui, secondo lei non è bene che la terra “balli” in quel modo, come dice lei. Ma lui sapeva, dai racconti di suo nonno, che quella terra e la sua montagna sono sempre stati così “ballerini”. Poi tutto successe in un attimo: un forte boato e dalla montagna si innalza una colonna di denso fumo nero che sale fino a toccare il più alto azzurro del cielo.

È così che potrebbe essere apparsa agli occhi di qualunque sfortunato testimone la terribile eruzione che portò alla distruzione del vulcano Krakatoa il 26 e 27 agosto del 1883. Il ciclo di eventi che porto a questa immane eruzione era iniziato già nel mese di maggio, con un susseguirsi di eventi che portarono il 26 agosto all'inizio di una massiccia fase eruttiva da parte del vulcano, che ebbe il suo picco distruttivo il giorno dopo, 27 agosto, quando buona parte dell'isola venne completamente distrutta.
Il vulcano non era nuovo ad eventi esplosivi di tale portata. Nel 535 d.C. un'altra violenta eruzione del Krakatoa sarebbe stata all'origine del cambiamento climatico avvenuto, secondo i dati ottenuti da alcuni scienziati, a cavallo di quell'anno. La scarsezza di materiale esplosivo databile a quella data però rendono ancora fumose le teorie in merito a questa eruzione. Un dato potrebbe provenire da un antico libro scritto in sanscrito, che però anticipa la data dell'eruzione di circa un secolo; secondo alcuni, però, è possibile che i due eventi siano collegati e che l'antico testo riporti una data sbagliata rispetto alla realtà visto che nel periodo da esso descritto non c'è nessuna traccia documentata di una eruzione delle dimensione su esso descritte.
Nei secoli successivi, e più recenti a noi, diverse navi, passando nei pressi dell'isola, furono comunque testimoni di eruzioni di natura più modesta rispetto a quella del 1883. L'eruzione di quell'anno ha i numeri di una catastrofe apocalittica: la violenza dell'esplosione del vulcano venne successivamente stimata in 200 megatoni (circa 13.000 volte più potente di quella provocata dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima), con un boato che venne udito fino a 5000 km di distanza e la formazione di un immenso tsunami, alto 40 metri, che si allontanò dal punto dell'esplosione alla terrificante velocità di più di 1100 km all'ora. Vennero espulsi 21 chilometri cubi di roccia, polvere e pietra pomice, scagliati nell'atmosfera ad un'altezza di 80 km, oscurando il cielo per le successive 60 ore. L'onda di pressione venne registrata per 5 giorni dai barometri (strumenti per la misurazione della pressione atmosferica) di tutto il mondo, compiendo per un totale di 7 volte il giro del nostro pianeta. Dati dell'epoca riferiscono che l'esplosione e il conseguente tsunami fecero in totale 36.000 vittime (anche se fonti più attendibili parlano di più di 120.000 morti), devastando in tutto 165 villaggi. Navi al largo del continente africano vennero letteralmente capovolte dallo tsunami ed è ampiamente documentata la presenza di “zattere” di pomice vulcanica su cui erano presenti scheletri umani arenate sulle coste africane ancora un anno dopo l'eruzione.
L'esplosione del cono vulcanico fu provocata dall'acqua di mare che riuscì a penetrare nel terreno attraverso una fessura aperta nel corso dell'eruzione. Al contatto con il magma ci fu la formazione di una gigantesca massa di vapore che, sotto pressione, provocò l'esplosione dei 2/3 dell'isola dell'arcipelago indonesiano.
L'esplosione del Krakatoa ebbe ripercussioni sull'atmosfera terrestre per mesi, se non anni, dopo l'eruzione. Il riflesso della luce solare sulla grande quantità di polveri generate e sospese nell'aria generarono tramonti spettacolari in tutto il mondo nei mesi successivi l'evento. Si è arrivati, in tempi recenti, addirittura a supporre che il cielo rosso cupo riportato nel celebre L'urlo di Munch, dipinto nel 1893, testimonierebbe il colore del cielo norvegese dopo l'esplosione. Persino la Luna, vista dalla Terra, risenti di questa grande quantità di polveri mantenendo per anni un colore bluastro. Un altro effetto fu dato da un generale abbassamento della temperatura media terrestre di circa 1,2°C, cambiamento climatico che venne riassorbito completamente solo nel 1888.
Da un punto di vista biologico, ogni forma di vita macroscopica venne eliminata nel corso dell'esplosione del vulcano. Di fatto questo rappresentava un ambiente nuovo da studiare per gli scienziati dell'epoca, un luogo dove avrebbero potuto analizzare l'andamento biogeografico (ovvero l'ordine e la localizzazione del reinsediamento delle specie vegetali e animali) come se nessuna creatura l'avesse mai abitato. La prima esplorazione successiva all'esplosione avvenne a metà del 1884 e l'unico essere vivente trovato fu un ragno. Ma la Natura sa essere inarrestabile e già in una successiva esplorazione 5 mesi più tardi erano presenti sul posto alcune piccole piante erbacee. In breve tempo iniziarono a crescere alberi (i cui semi erano stati probabilmente trasportati dal mare, da alcune specie di uccelli o....dagli scienziati e i visitatori che si succedevano sull'isola). I dati mostrarono come nel 1934, a 51 anni di distanza dalla catastrofe, sull'isola si fossero già ristabilite 271 specie vegetali.
Ancora oggi l'area non gode di grande tranquillità, essendo comunque vulcanicamente attiva. Dal sito originale del vulcano Krakatoa, per effetto delle eruzioni successive a quella del 1883, si sta lentamente innalzando una nuova isola, detta Anak Krakatau (figlio di Krakatoa), emersa nel 1930, capace di elevarsi in altezza alla velocità di 4 metri e mezzo all'anno.

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